Mozart e i grandi signori

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«Odio l’arcivescovo [Colloredo] fino a scoppiare di rabbia». (12/5/1781). «Sarebbe meglio se andassi a mendicare, così non dovrei più servire nessuno di questi signori». (16/5/1781). «Non stento a credere che gli adulatori la guarderanno di traverso: ma perché dovrebbe preoccuparsi di simile gente meschina? Quanto più costoro le saranno ostili, tanto più lei dovrà guardarli con orgoglio e con disprezzo… Il cuore nobilita l’uomo; e se io non sono certo un conte, ho forse più senso dell’onore di molti conti, ma servo o conte che sia, chiunque mi disonora per me è solo un cane fottuto…». (20/6/1781). «… Perché, grazie a Dio, non ho dovuto mai rendere conto a nessuno delle mie azioni, foss’anche l’imperatore in persona». (5/9/1781). «… Il segreto di Pulcinella si può accettare soltanto dal punto di vista di un’opera italiana… perciò l’affabilità della principessa per il servo è solo indecorosa e contro ogni natura…». (15/12/1781). «… Il discorso dell’imperatore verso di me mi ha suscitato qualche speranza… i grandi signori non amano ascoltare discorsi di tal genere, figuriamoci poi quando debbono essere proprio loro a farli: non possono fare a meno di aspettarsi sempre qualche pugnalata alle spalle, e queste cose d’altronde le sanno evitare sempre con molta accortezza…». «Eppure non bisogna mai fidarsi degli adulatori». (23/1/1782). «I grandi signori: non vogliono mai aver torto». (12/10/1782).

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