Mozart e le donne

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Ecco il tema mozartiano per le vacanze estive. Non ci saremmo invero azzardati a proporlo se ben due editori non avessero pubblicato contemporaneamente estratti epistolari che lo trattano: il secondo è addirittura accanto a Sade e compagni in una collana intitolata “Biblioteca dell’Eros”. Il pezzo forte è naturalmente costituito dalle lettere scollacciate alla cuginetta di Augusta, piene di riferimenti gastroenterici e di turpiloqui definiti «pornografici». Lettere che erano da tempo note a chiunque avesse la curiosità di leggerle, di cui Hildesheimer aveva già dato una scontata interpretazione in chiave psicoanalitica, ma che ora, tradotte in italiano col testo a fronte, entrano a far parte delle “scoperte illuminanti” dell’anniversario mozartiano. Ciò che un tempo sembrava imbarazzante e veniva rimosso per non contrastare l’immagine convenzionale del “divino fanciullo” tutto musica e classica perfezione viene oggi esibito ed esaltato come dimostrazione di scatenata, giovanile, dionisiaca vitalità, addirittura come espressione suggestiva di creatività. Fino a farne un pezzo a sé stante di letteratura erotico-sentimentale.

Niente di quanto riguarda Mozart ci è estraneo. Ma è difficile porre sullo stesso piano e collegare automaticamente le molteplici forme in cui la sua personalità si manifesta. Anche perché l’arte in cui l’uomo Mozart eccelse fu quella del travestimento, del depistamento, del consapevole inganno. A quest’arte fu esercitato prestissimo dall’invadenza paterna, e dalla chiara coscienza di una netta separazione fra le sfere dell’arte e della vita. Che un artista come Mozart abbia cercato nel corso della sua esistenza il modo di sopravvivere più che di vivere può sembrare un’affermazione azzardata. Ma è l’unica che rispecchi una mezza verità. E la storia dei suoi rapporti con le donne lo prova. In ognuna di esse vide solo il surrogato di una totalità irraggiungibile: lo sfogo sensuale con la cuginetta ninfomane, l’amore ideale e irreale con la cognata Aloysia, lo schermo della protezione e della consuetudine degli affetti con la moglie Constanze. Egli non amò nessuna. Da nessuna fu amato. Non sono la trivialità, le intemperanze licenziose o i giochi erotici a colpire in queste lettere: bensì la solitudine, l’amarezza e l’infantilismo di un uomo che quando non scrive musica sembra girare a vuoto, e non sapere neppure di essere Mozart.

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