Arte: la televisione possibile

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Arte, il canale televisivo franco-tedesco che finora da noi era accessibile soltanto sul satellite Astra, è divenuto visibile in chiaro anche sulla piattaforma Sky. Si tratta di una buona notizia, di un passo in avanti, forse di una speranza; anche se avremmo auspicato, come colui che ha sollevato il problema e lo ha caldeggiato ricevendo molti consensi, Claudio Abbado, che fosse la televisione pubblica, e non quella privata a pagamento, a offrire a tutti questa possibilità, aggiungendo gli adeguati supporti (per esempio la sottotitolazione in italiano). È comunque positivo che attorno ad Arte si sia accesa una discussione ampia che va oltre il merito specifico, per almeno due motivi. Il primo è che si è manifestata l’esigenza di poter disporre di una televisione di qualità, seria ed equilibrata, non schiava della pubblicità (che su Arte non esiste), del protagonismo e della nuda e cruda audience. Il secondo è che questo tipo di televisione non è né una chimera né un’utopia, esiste ed è realmente possibile: come dimostra Arte. La quale non ha affatto una programmazione dura, elitaria, intellettualistica, difficile, ma spazia in tutti i campi del pensiero, dell’arte, dello spettacolo, dell’intrattenimento. Lo fa con qualità, pacatezza, attenzione a quanto accade nel mondo e soprattutto in Europa, senza enfasi, predisponendo alla riflessione critica.

La battaglia per Arte non è nata per i musicisti e in nome della classica, che è presente con un appuntamento fisso di un’ora (“Maestro”, la domenica pomeriggio), cui si aggiungono uno o due concerti o opere al mese, ripresi dal vivo nei luoghi di esecuzione, e quindi di attualità. Non mancano concerti di altri generi, dal jazz al pop. Ma accanto alla musica ci sono il teatro, il musical, i documentari, le inchieste, i film d’autore, non ghettizzati secondo fasce d’ascolto ma distribuiti equamente nel corso della programmazione. Insomma, la caratteristica di Arte è la cultura come normalità civile, che non si contrapponga alla lettura di un libro, alla visita di un museo, a una serata tra amici, ma ne sia per così dire un piacevole complemento.

Invece. Canali di qualità come RaiSatShow e RaiSatAlbum, che facevano arte e cultura a buon livello e almeno costituivano un’alternativa, sia pur di nicchia, sono stati soppressi. Per trovare qualcosa di “diverso” dalla programmazione consueta occorre attendere orari impossibili. Chiediamo di poter essere considerati per quel che siamo: cittadini di qualità, come gli altri europei, come quelli che un genere di televisione come Arte ce l’hanno in casa 24 ore al giorno. Ecco perché Arte sul satellite è una bella notizia, una conquista parziale, ma di grande valore simbolico.

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