Mahler – Abschied; Sinfonia n. 9

M

Le tournées annuali del Gustav Mahler Jugendorchester sono eventi che hanno reso Bolzano una capitale della musica. Nella città altoatesina si svolgono infatti tradizionalmente le prove dei concerti e il debutto di un tour che tocca poi altri importanti centri musicali europei. Quello pasquale di quest’anno s’imponeva per almeno due motivi: il ritorno, a capo dell’orchestra
di cui è il fondatore, di Claudio Abbado, impegnato in un programma interamente mahleriano, squisitamente “”suo””; l’appendice tutta italiana della tournée, che vedeva, dopo Bolzano, Budapest, Bratislava e San Pietroburgo, l’orchestra e il suo nocchiero presenti eccezionalmente a Reggio Emilia, Trieste e Roma. L’esito altissimo della proposta poteva dunque essere verificato in più punti e seguito nel suo evolversi di esecuzione in esecuzione. L’emozione del concerto al Palasport di Bolzano davanti a un pubblico entusiasta e grato doveva la sua primazia non soltanto al fatto che si trattava della prima esibizione di un’orchestra come di consueto rinnovata nei ranghi e tuttavia già al primo impatto di qualità somma, quasi miracolosa per compattezza e personalità, ma anche al bellissimo programma in esclusiva, impaginato in modo da far precedere la Nona Sinfonia poi portata in tournée dall’ultimo brano del Lied von der Erde: quell’Abschied che sia tematicamente sia spiritualmente sia concettualmente precorre e prepara l’ultimo lavoro compiuto di Mahler. Scelta emblematica ed eloquente già di per sé. La lettura che ne hanno dato Abbado, la solista Anna Larsson e i giovani dell’orchestra era semplicemente da brivido, costituendo con la sua vertigine una sorta di struggente, inquietante e insieme beatificante compendio della poetica d’autore. Occorrerebbe un intero saggio per dire a quali altezze celestiali e a quali profondità abissali sia pervenuto Abbado nei suoi reiterati percorsi mahleriani. Di questo mondo egli ci offre al tempo stesso il labirinto e il filo per uscirne, non prima di aver squadernato davanti a noi tutta l’angoscia e l’utopica ansia di redenzione che l’attraversa. Rimarrà impressa come un’esperienza al limite dell’insostenibile la dilatazione del senso della morte che Abbado sa imprimere a queste partiture, la pregnanza di una tristezza che commuove e redime, il valore doloroso della speranza e della salvezza che con la sola testimonianza, e con la sospensione, viene trasmesso all’ascoltatore in uno spazio e in un tempo amplificati a dismisura (le ultime misure della Nona!). Che la compenetrazione di Abbado con questa musica e con gli intendimenti che le sono sottesi sia assoluta non ha bisogno di essere sottolineato; colpisce semmai il grado di tensione “”morale””, culturale e umana in uno, di cui egli è giunto a investirla, come se si trattasse di una sfida nella quale ogni volta sono in gioco il significato e la giustificazione stessa della vita identificata con l’arte. E più in generale sta tutta qui, in questo rigoroso spendersi estremo, la ragione della superiorità di Abbado, della sua unicità tra i grandi direttori di oggi.

[Solista] Anna Larsson

[Direttore] Claudio Abbado

[Orchestra] Gustav Mahler Jugendorchester

Classic Voice Opera n. 61, giugno 2004

Articoli